STATEMENT
Le mie opere utilizzano la tecnica della fotografia, del video e della performance e sono influenzate dagli esperimenti multidisciplinari sulle relazioni reciproche tra suono e immagini. All'inizio, qualche anno fa, ho eseguito performance coinvolgendo i passanti che casualmente incrociavo nelle strade. Le performance erano ispirate da mie poesie e le ho poi tradotte in lavori fotografici. Da qui, mi sono mantenuto un infaticabile viaggiatore: il diverso ritmo di ciascuna città costituisce un'influenza necessaria nei miei progetti.
Molti lavori fotografici elaborati in studio, appaiono non ancora terminati; come se ne fosse stato interrotto il processo di composizione e ancora oltre si potrebbe andare aggiungendo o sottraendo elementi. La superficie della pellicola diventa un campo su cui mettere alla prova la percezione visiva della realtà. Ogni opera parte da un'immagine reale, una fotografia, che raffigura una esperienza della vita riconoscibile da tutti, su cui inizio a modificarne l'aspetto aggiungendo o sottraendo elementi. Non è cercato un procedimento abituale e premeditato: il sottrarsi di varie immagini e di varie pellicole permette la mutazione del visivo. L'avanzamento avviene per intuizione ed è tutto ciò su cui mi concentro privilegiando il lato estetico che raggiunge un aspetto astratto, piuttosto che quello figurativo, descrittivo. Il risultato è un generale senso pittorico, seppure si tratta di composizione fotografica; da qui il senso di ambiguità che suscita ogni quadro, oltre al sospetto che siano incompiuti. Si esita anche di fronte alle superfici su cui sono intervenuto materialmente, poiché viene mostrato un conflitto con lo spazio del quadro attraverso un lavorio di danneggiamento o mancanza di rispetto nei confronti della carta su cui la foto è stampata. Diversi livelli sormontati, mescolati, che si accavallano grazie a graffi o piegature non permettono all'osservatore di soffermarsi su una linea, una forma, una sfumatura. Gli elementi entrano in contraddizione fra di loro a causa di uno stato emotivo agitato e ansioso che mi anima al momento della composizione. Seppure ogni lavoro è anticipato da riflessioni e studi, il momento della sua esecuzione è breve, repentino: è il momento in cui il mio immaginario di indefinitezza e precarietà del reale incrocia il materiale, il fisico.
Per mantenere un gioco di rimandi tra i miei mondi reali e immaginari, impiego per questi processi principalmente fotografie rinvenute per strada o negli edifici abbandonati che visito. Utilizzo, pertanto, la testimonianza del vissuto di qualcuno e lo avvio ad una metamorfosi. Tuttavia, non considero mia esclusiva la possibilità di tradurre una polita scena reale in qualcosa di estraneo, ma di ciascuno di noi; è la difficoltà di comunicare che rende unico il mio punto di vista: il senso di alienazione che suscita il mio lavoro è la prova di quanto l'uomo non sia nelle condizioni di esprimersi liberamente. In questa condizione, sono allora presenti diverse fasi di lavorazione distinte che ribadiscono la possibilità di entrare in conflitto fra di loro: la casualità nel ritrovamento di immagini, l'intervento meticoloso e preciso sulla pellicola, la sua riproduzione in digitale per un adattamento che permetta la stampa, un ulteriore smantellamento materiale della stampa scandita da un ritmo nervoso che paradossalmente comporterà un risultato aperto a imprevisti e casualità. Tale lavorazione propone un dialogo tra le tecnologie analogiche, quelle digitali e l'azione manuale ovvero sul ruolo che oggi ricopre la tecnologia e l'informazione tramite il confronto tra automatismo meccanico e digitale ed espressione individuale e impulsiva.
Più che un metodo per riportare il mondo attorno a sé, per me la fotografia è una pratica mentale, poetica, forse spirituale generata come modalità per smontare i segni visivi che incontro e a partire da essi, inventarne di nuovi: un mondo nuovo, in cui più realtà si sovrappongono, si smontano e si associano di continuo. Nei miei progetti, studio e rimetto in scena la storia completa della fotografia, dalle sperimentazioni con componenti obsolete alle inventive artistiche di un secolo fa fino alla commistione con la pittura. Praticando l'intera gamma delle possibilità e tecniche fotografiche converto il linguaggio visivo con nuovi segni caricati di emotività e simboli. Sono interessato, quindi, alla fotografia come oggetto e non come medium, infine sulle sue possibilità formali più che descrittive o di denuncia. Realizzo i miei lavori in serie suscitando una relazione fra ciascuna immagine: ogni pezzo, in una serie, ha lo stesso titolo che indica un'unica opera che si sviluppa in svariati progetti in comunicazione. Per realizzare un nuovo linguaggio, cerco di inserire quanto mi convinco di vedere nei sogni e nelle visioni, motivato dalla certezza che ogni individuo condivide una coscienza comune dalla quale provengono gli archetipi e i miti.
La confusione dei miei lavori è quindi organizzata a suggerire una sorta di energia che l'individuo si porta dentro e che può presentarsi con un simile lento ammassare immagini trovate e fonderle su più strati. Ogni lavoro lo si può considerare come testimonianza di un'azione, di un progredire o di uno "strabordare" del mondo interno e quello esterno.
My works are realized through the techniques of photography, video and performance and are influenced by the experiments on multi-disciplinary mutual relations between images and texts or sound. At the beginning, a few years ago, I did performances involving passers who accidentally I met on the street. The performances were inspired by my poems and I then transposed in photographic works. Then, I was a tireless traveler: the different pace of each city is a necessary influence in my projects.
Many photographic works produced in studio appear not yet completed, like an interruption of the process of composition and you could develop it further by adding or subtracting elements. The film surface becomes a field on which to test the visual perception of reality. Every art work starts from a real image, a photograph, which depicts an experience of life recognizable to all, of which I change its appearance by adding or subtracting elements. It is not used an usual and premeditated procedure: the removal of various images and various films allows the mutation of the visual. The progress is through the intuition and that's all on which I concentrate my work prevailing the aesthetic side that achieves an abstract look, rather than a figurative, descriptive one. The result is a general pictorial sense, even if it is a photographic composition; hence, the sense of ambiguity is met in each piece, as well as the suspicion that it is unfinished. One hesitates in front of the surfaces on which I'm materially intervened as well, because it is shown a conflict with the space of the painting through a labor of corruption of the paper on which the image is printed. Different overlapped and mixed levels, because of the scratches or foldings, do not allow the observer to linger on a line, a shape, a shade. The elements come into conflict with each other for an emotional upset and anxious that I live at the moment of composition. Although each work is preceded by studies and reflections, the time of execution is frequently short, sudden: it is the time when my imaginary of indefiniteness and uncertainty about the real crosses the material, the physical.
To have a dialogue with reality and my imagined worlds, I use mainly photographs found on the streets or into abandoned buildings that I visit. I use, therefore, the testimony of the life of someone else for leading a metamorphosis. However, I do not consider as exclusive the opportunity to translate a real scene into something foreign, but regarding all of us; it is the difficulty in communicating that makes my point of view as unique: the sense of alienation that inspires my work is the evidence of how man is not in a position to express oneself freely. In this condition, thus, there are several distinct steps of my work that emphasize the possibility of conflict: the accidental discovery of the images, the meticulous and accurate intervention on the image, its replication in digital for printing, a further dismantling of the print material punctuated by an instinctual rendering that paradoxically drives to an unexpected result open to the randomness. This work proposes a dialogue between the analog technologies, digital technologies and manual intervention namely the role that today hold the technology and information through the comparison between mechanical and digital automation and, therefore, between the individual and impulsive expression.
Rather a procedure to report the world, for me, photography is a mental practice, poetic, perhaps spiritual, generated as a way to remove the visual signs that I meet and, thus, invent new ones: a new world, in which more realities continuously are overlapped, dismantled and bonded. In my projects, I study and stage the entire history of photography, from the experiments with outdated components to the artistic creativity of a century ago, until the mixture with painting. By experiencing the full range of possibilities and photographic techniques, I turn the visual language using new signs loaded with sensibility and symbols. I am interested, then, to the photograph as an object and not as a medium, finally about its formal possibilities rather than descriptive or related to chronicles. I conceive my work as series to foster a relation between each image: each piece, in a series, has the same title that indicates a single path that is developed in distinct projects in touch. To create a new language, I try to insert what I convince myself to see in dreams and visions, motivated by the certainty that everyone shares a common understanding from which come the archetypes and myths.
The confusion of my work is so organized to suggest a kind of power inside the individual and which can present in such a slow accumulation of found images and merging them on multiple layers. Each work can be considered as evidence of an action, a progress or an "overflow" of the inner and the outer world.